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09 Agosto 2018

Energia più cara per le piccole imprese: Italia 2° nella Ue. Il gap vale 2 miliardi di euro: tutta colpa delle tasse

Energia più cara per le piccole imprese: Italia 2° nella Ue. Il gap vale 2 miliardi di euro: tutta colpa delle tasse

L’estate del 2018 è caratterizzata da un sensibile aumento del costo dell’energia elettrica per le piccole imprese: l’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica sul mercato di maggior tutela di una micro-piccola impresa (MPI) al terzo trimestre 2018 registra un aumento del 7,6% rispetto al precedente, collocandosi vicino ai massimi di fine 2014.

Nella media dei primi tre trimestri del 2018 l’Indice Confartigianato segna un aumento del 6% e queste tensioni sul lato dei costi potrebbero tornare ad allargare il divario di competitività delle piccole imprese in termini di maggiore costo dell’energia elettrica, nonostante nel 2017 tale gap abbia registrato una apprezzabile discesa. Tradotto in euro, il divario di costo dell’energia elettrica delle micro e piccole imprese tra Italia e media dell'area euro ammonta a 2.011 milioni con una incidenza media dello 0,24% sul valore aggiunto di piccola impresa.

Il segmento di mercato di riferimento della piccola impresa – fino a 500 MWh – paga in media l’energia elettrica 18,52 c€/kWh, il 16,1% in più di un competitor europeo di analoga dimensione. Il prezzo dell’energia elettrica per la piccola impresa in Italia è infatti il secondo nell’Unione europea, dietro alla Germania. Ma il differenziale di prezzo è determinato quasi tutto (per il 97%) dagli oneri fiscali e parafiscali, dato che in Italia il gap di prezzo al netto delle tasse è di soli 0,09 c€/KWh, lo 0,8% in più della media dell’area euro. L’incidenza di oneri fiscali e parafiscali nell’Euro zona è del 31,6% del prezzo finale, mentre in Italia sale di quasi dieci punti e arriva al 40,7%.