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09 Dicembre 2019

E' stato al servizio di re e aristocratici: il Cantiere nautico Taroni dichiarato patrimonio nazionale

 E' stato al servizio di re e aristocratici: il Cantiere nautico Taroni dichiarato patrimonio nazionale

Lo Stato Italiano l’ha dichiarato ufficialmente un bene di interesse culturale nazionale: la lettera del ministero è appena arrivata al Cantiere Nautico Taroni di Stresa e sancisce in modo formale quello che in fondo gli appassionati di barche, yatch e scafi off shore sanno da almeno due secoli, se non di più.  Il Cantiere è uno dei più antichi d’Italia, è stato fornitore di case reali e nobili di tutta Europa, ha costruito imbarcazioni militari durante il Risorgimento e la Prima Guerra Mondiale ed è stato anche tra i pionieri degli sport nautici nella Belle époque.


Una storia di capitani di ventura e barche prestigiose

La data ufficiale di fondazione è il 1820 come testimoniamo i documenti firmati da Aldo Taroni, uno dei pionieri della nautica italiana. La storia, però, parte da due capitani di ventura spagnoli che sbarcano in Italia attorno al 1260. Leone Taroni diventerà podestà di Bologna, Paolo Taroni tenente Colonnello nelle milizie Sabaude, poi troviamo Giorgio Taroni che diventerà Conte Palatino del Sacro Palazzo Lateranense in Roma. Nel 1700 uno degli eredi, Ferdinando Taroni, va a Venezia a imparare come costruire le gondole. Qui, però, c’è poco modo di lavorare e così il Taroni si trasferisce a Como dove conosce il maestro d’ascia Riva con cui comincia a lavorare, sodalizio professionale suggellato, come spesso capita, anche da un matrimonio con Lucrezia Taroni. Nel 1700 Ferdinando Taroni inizia a creare barche nuove per la navigazione sul lago che chiama “Lucie”: per espandere la sua attività crea altri tre cantieri nautici “gemelli” per i fratelli a Como, Stresa e a Lugano, mantenendo sempre attivo quello di Carate Lario.

Arriva l'epoca dei fasti e della gloria
Nel 1820 a Stresa, Aldo Taroni fonda ufficialmente la sua attività che ha base sulla spiaggia davanti all’Hotel  Borromeo e poi, nel 1860, acquista il terreno e i fabbricati che appartenevano a una stazione di posteria sulla strada verso il Sempione: il Cantiere è ancora qui anche oggi, due secoli dopo. Il laboratorio nautico realizza barche per l’Imperatore d’Austria e cannoniere per la Repubblica Cisalpina, nel 1905 crea la “Folgore”, il motoscafo che raggiunge la velocità di 28 chilometri all’ora (un record a quei tempi) e fornisce il primo servizio turistico sul Lago Maggiore trasportando nobili, artisti e scrittori che venivano a villeggiare a Stresa. E proprio il conte Conelli nel 1915 si fa costruire da Taroni il motoscafo “Sciata” con cui a Montecarlo batte il record di velocità: il figlio di Aldo, Giorgio, è lui stesso uno sportivo che si occupa di lanciare la produzione destinata alle competizioni  e dopo innumerevoli vittorie e record ottenuti con i suoi motoscafi “SLUGHI” inaugura la tratta “Pavia-Venezia” che poi è diventata un raid classico della motonautica. Nel 1922 il Conte Carlo Emanuele Basile si fa costruire una barca chiamata “La Chiocciola” che salpa alla volta di Venezia. La chiocciola era una chiatta come quelle del Tamigi  e della Senna che discendendo  il Ticino e poi lungo il Po lo portò fino a Venezia. 

"Tutta l'aristrocrazia europea veniva da noi"
“Gli aristocratici di tutta Europa si rivolgevano al nostro cantiere per avere motoscafi prestigiosi e barche vincenti: erano nomi notissimi come Lancia, Agnelli, Basile, Conelli, Troubetzkoy , Rusconi, Beretta e anche il Re d’Italia Vittorio Emanuele di Savoia– raccontano Filippo e Giorgio Pesce, titolari del Cantiere oggi -. Aldo Taroni aveva studiato una soluzione tecnica per far “correre” le barche, con accorgimenti tecnici tali da ridurre l’attrito sull’acqua, da queste ricerche per la velocità furono inventati e poi costruiti i primi catamarani che ancora oggi con tecnologie più avanzate partecipano alle competizioni di F 1 e Offshore. Il nostro Cantiere fu uno dei pochi a partecipare all’esposizione nautica d’inizio secolo con prototipi e studi di imbarcazioni e motoscafi da corsa: per inaugurare la famosa “Fiera della Motonautica di Genova” chiamarono il Cavaliere Taroni che fu incaricato del taglio del nastro. E’ stato un periodo di grande splendore e gloria”. Poi scoppia la guerra e anche i Taroni partecipano costruendo gli idrovolanti su progetto della Caproni – Siai Marchetti per il pattugliamento sul Piave e le barche d’assalto con un seggiolino eiettabile che vengono lanciate con l’esplosivo contro le navi ma permettono di salvare il pilota. Dopo la fine del conflitto mondiale l’attività cantieristica riprende con nuovo e grande slancio e Giorgio Taroni è un personaggio illustre del mondo nautico internazionale al punto che il Re d’Italia lo riveste del titolo di cavaliere.

Passione e qualità non sono cambiate
Nel 1969 la gestione del Cantiere fu condivisa con la figlia Ferdinanda e il genero Filippo Pesce, rientrati dopo anni “africani” per l’Eni di Mattei (e questa sarebbe un’altra storia appassionante da raccontare) e oggi c’è un altro Giorgio, il nipote del cavaliere Giorgio Pesce, a portare avanti l’attività. Adesso il Cantiere si occupa di  magazzinaggio dei motoscafi  e il restauro di scafi in legno come Riva e Colombo e grazie a un’ottima officina meccanica (che vanta numerosissimi risultati in campo internazionale) elabora diversi motori che hanno vinto i mondiali: “Puntiamo anche al noleggio delle barche (sono tredici a disposizione dei clienti) ma soprattutto alla loro manutenzione e al restauro. Come è avvenuto per “Pluto”, il fuoribordo arrivato distrutto e ora fiammeggiante nella sua linea elegante sottolineata dai colori giallo e bianco oppure un Boston Whaler, barca americana realizzata in Florida, ricondizionata completamente oppure il bianco e rosso “Star” che nel 1932 vinse una gara olimpica a cui si aggiungono innumerevoli restauri di nostre imbarcazioni Taroni”.
Il “Cantiere Taroni” è quasi un unicum nel panorama della nautica: “Siamo rimasti in pochissimi a garantire un recupero completo e di qualità su imbarcazioni di pregio  – dicono Filippo e Giorgio Pesce – e per questo abbiamo una clientela  internazionale che arriva da tutto il mondo e comprende industriali, società, privati  e forze dell’ordine”.

La velocità è nel Dna
Ma il Cantiere Taroni non ha perso la passione di organizzare delle Gare di Motonautica, Giorgio Pesce ha riportato sul Lago Maggiore, dopo 40 anni di assenza, il Mondiale di F1 di motonautica in collaborazione con UIM e FIM: “Mi hanno spinto a continuare negli anni successivi con innumerevoli manifestazioni come i Campionati Italiani, Europei e Mondiali, con una piccola parentesi di un Mondiale organizzato nel 2003 ad Arona con risultati eccellenti, per poi tornare a Stresa con gare di Offshore Classe One e XCAT”. E proprio di quest’ultima categoria  si è svolto a Stresa il Grand Prix of Italy delle edizioni 2018 e 2019 che in particolare quest’anno a  luglio ha coinvolto un pubblico fantastico: “Gli Emiri e i loro equipaggi sono tornati sul Lago –racconta Giorgio Pesce -, le barche hanno corso con i nostri colori del Cantiere Taroni e questo è un grande orgoglio per tutti noi”.

 


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