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02 Luglio 2020

Molto più di una busta: la plastica green e di design protegge i capi d'alta moda, la cancelleria e adesso anche le mascherine

 Molto più di una busta: la plastica green e di design protegge i capi d'alta moda, la cancelleria e adesso anche le mascherine

Qui la plastica è virtuosa, riciclabile e green. E del resto per la Legoplast l’attenzione all’innovazione e all’ambiente è uno stile di vita e di lavoro prima che un business: fondata nel 1958 l’azienda di Romentino ha sempre anticipato le novità creando i suoi prodotti anche attraverso la progettazione di macchinari su misura. Oggi è leader di mercato nel packaging con buste in polipropilene ma sta sviluppando velocemente innovative produzioni con bioplastiche e materiali compostabili e ha fatto del riciclo degli scarti un principio ormai irrinunciabile della propria produzione, tutta alimentata con energia proveniente da fonti rinnovabili. I suoi clienti sono griffe della moda e del make up, aziende di cartotecnica, gadget e accessori e si trovano in Europa, Asia e Nord Africa: per loro produce 7,5 milioni di pezzi ogni anno.

La nascita

La Legoplast è stata fondata da Gianmario Legoratti, padre degli attuali titolari, e produceva buste per contenere lenzuola, coperte e tovaglie utilizzando il pvc, che negli Anni Cinquanta era considerato il materiale più attuale. Negli Anni Ottanta subentrano in azienda i figli del fondatore Giorgio e Ruggero, poi affiancato dalla moglie Mariangela Spina, e la produzione punta sul polipropilene, il nuovo materiale inventato da Giulio Natta che per questo ha vinto il Premio Nobel. Ha prestazioni migliori e costi inferiori e consente alla Legoplast di allargare il  mercato oltre al tessile rivolgendosi ai settori dell’abbigliamento, della cartotecnica, della cosmesi e dei promozionali.

Il suo packaging, infatti, non è una semplice busta: “I nostri prodotti sono pensati per arricchire il contenuto, non si limitano a proteggerlo – dicono Mariangela Spina e Ruggero Legoratti -. Quindi devono avere caratteristiche di durata e affidabilità ma anche di gradevolezza perché l’involucro rappresenta un valore aggiunto. Abbiamo sempre cercato di intuire le richieste del mercato e proporre qualcosa di nuovo e migliore lavorando con i fornitori, che sono i nostri primi collaboratori in tutta la ricerca: noi raccogliamo gli input dei clienti e li “giriamo” a chi lavora sui materiali”.

 

La plastica virtuosa per l'ambiente

Negli ultimi anni è arrivata la sfida più grande: trasformare la plastica, sotto accusa per l’inquinamento, in un prodotto virtuoso per l’ambiente. Nel settembre del 2018 Mariangela Spina, che si occupa della parte commerciale, partecipa alla prima fiera che lancia un nuovo prodotto eco-sostenibile e torna a Romentino con due ordini. Quattro mesi dopo diventano ottanta. Arrivano da tutto il mondo, Europa, Nord Africa, Israele, Bangladesh, Sri Lanka, India, Emirati Arabi.
Il mercato registra una crescita vertiginosa, soprattutto nel fashion di lusso e Legoplast lavora in modo rapido alla ricerca di nuovi materiali:
“Proponiamo bioplastiche, cioè un polietilene che viene prodotto dalla canna da zucchero in coltivazioni sostenibili, senza deforestazione e senza utilizzare le parti commestibili ma solo gli scarti – sottolinea Mariangela -. Ci sono poi altri materiali compostabili che hanno caratteristiche molto simili e derivano dall’amido di mais, dalla barbabietola da zucchero e dalla cellulosa del legno. Ci affidiamo a società certificate, non vogliamo vendere fumo ma essere trasparenti nelle nostre proposte”.

Anche la lavorazione è cambiata e Legoplast ha progettato una nuova macchina che è in grado di utilizzare i materiali innovativi con alte prestazioni, è totalmente interconnessa e crea “su misura”con una personalizzazione fino a  cinque colori e un’asciugatura a led senza solventi chimici. Ma di fronte allo tsunami di un mercato che vorrebbe tutta la plastica bio, poco costosa e che sparisce nel nulla, i titolari della Legoplast sottolineano: “Bisogna usare buon senso e se tecnicamente noi  ci stiamo attrezzando per innovare sempre, si deve però considerare imprescindibile il riutilizzo. La plastica è sempre riciclabile, noi non portiamo scarti di lavorazione in discarica e tutto viene rivenduto per creare altro, ad esempio sedie e mobili da giardino. Insomma, ci sono tante possibilità per vivere e lavorare in modo sostenibile”.

 

Dopo il lockdown

E poi è arrivato lui, il virus, a buttare all’aria tutti i programmi e a costringere gli imprenditori a bloccarsi e a pensare come muoversi. Legoplast è rimasta chiusa per una decina di giorni nel momento culmine del lockdown e poi ha ripreso la produzione per i progetti del mercato sanitario e medicale, alcuni già in corso e altri varati per il momento, come le buste per le mascherine. Il tempo sospeso senza l’attività nello stabilimento però non è stato tempo fermo: l’azienda di Romentino ha ripensato un modo nuovo innanzitutto per comunicare con la clientela. “A fine gennaio avevamo avviato un progetto di marketing on line - dice Mariangela Spina  - che adesso stiamo spingendo molto visto che le fiere in programma in questo 2020 sono state annullate o rinviate a date comunque ancora incerte. Comunque il mondo non sarà più quello di prima e bisogna trovare nuovi modi per comunicare e lavorare”.
Appena i macchinari sono stati riaccesi alla Legoplast è arrivato uno tsunami di richieste, di tutti i generi: “Abbiamo prodotto molti pezzi per il settore sanitario ma anche tanti per la moda che sta ripartendo con slancio e ritmi ancora più serrati del passato. Insomma, c’è molto fermento e questo è un buon segnale per tutti noi”.  

 


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