La primavera del 1945 segna uno spartiacque storico fondamentale.
Dopo una lunga e sanguinosa guerra, si arriva finalmente alla pace.
Con la fine della guerra ed il ritorno alla vita civile, iniziano a ritornare i reduci dai fronti e dai campi di prigionia, si inizia a lavorare e ricostruire quello che la guerra ha distrutto e anche la società e le sue articolazioni cercano nuove forme di espressione.
La fine del regime fascista trascina con sé, fra l'altro, lo sfascio di tutte le organizzazioni corporative in cui l'economia italiana era strutturata.
Sino al 1945 gli artigiani sono organizzati nella Federazione nazionale fascista degli artigiani; con la Liberazione anche questa organizzazione cessa di esistere.
La necessità di una organizzazione di tutela e rappresentanza degli interessi della categoria è però fortemente sentita dagli artigiani novaresi.
Non passa neppure un mese - la Liberazione di Novara è del 26 aprile 1945 - che il 19 maggio ha luogo la prima dichiarazione d'intenti di un gruppo di artigiani novaresi che deliberano la costituzione di un loro organismo di rappresentanza a carattere provinciale, capace di tutelare i loro interessi.
Questa prima dichiarazione trova concreta applicazione il 16 giugno quando viene costituita l'Associazione provinciale novarese degli artigiani, alla cui presidenza viene chiamato Edoardo De Petro, odontotecnico.
Non è ancora una associazione giuridicamente definita ed articolata; si deve arrivare al dicembre dello stesso anno per avere la costituzione dell'Unione provinciale novarese degli artigiani, nel corso di una assemblea degli aderenti all'Associazione provinciale novarese degli artigiani tenutasi il 16 dicembre; il 21 dicembre i soci fondatori si riuniscono di nuovo per perfezionare con un rogito notarile la costituzione dell'Unione artigiani.
La sede dell'Unione artigiani viene fissata in corso D'Annunzio 6, l'attuale corso Cavallotti; con il gennaio del 1946 compare anche il primo numero del Bollettino mensile.
La quota di adesione annuale viene stabilita in 100 lire.
L'Unione artigiani si struttura sin dalla sua nascita con una presidenza, affidata a Edoardo De Petro, e due vicepresidenti, Eolo Torri ed Ezio Ferrari. Al vertice si affiancano i capi arte, artigiani particolarmente preparati e di riconosciuta abilità nel loro mestiere.
I primi capi arte sono: | |
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Antonio Colombo | falegname |
Giuseppe Colombo | fabbro |
Pietro Montanari | costruzione frigoriferi |
Alessandro Mollo | riparazione cicli |
Pierino Terzera | decoratore |
Giuseppe Gualberti | idraulico e lattoniere |
Ezio Ferraris | sarto |
Ercole Bossetti | pellicciaio |
Pietro Ghiringhelli | sarto |
Pietro Torringhelli | calzolaio |
Giovanni Scarpa | orafo |
Pietro Gentina | legatore di libri |
Eolo Torri | riproduzione disegni |
Luigi Tamagni | fotografo |
Edoardo De Petro | odontotecnico |
Giovanni Rizzotti | maniscalco |
Francesco Concina | trasporti |
Ettore Maffioli | tessitura |
Giuseppe Krengli | liutaio |
Edoardo Bombelli | marmista |
Arcangelo Montalenti | artigianato rurale |
Arturo Rondonotti | produzione detersivi |
Ernesto Giammusso | parrucchiere |
Segretario dell'Unione viene indicato Aldo Toscano, che ricopre la carica per pochi mesi, subito sostituito da Remo Zanetta. |
Con la costituzione ufficiale dell'Unione artigiani, inizia anche l'attività sindacale di categoria. Proprio nell'inverno 1945/46 si tengono le prime riunioni delle diverse arti: trasporti, parrucchieri, decoratori. Molti dei mestieri allora presenti sono andati via via scomparendo: ad esempio l'arte dei trasporti di cose e persone annovera tra gli iscritti anche i vetturini di piazza.
Vengono subito stabiliti rapporti con la locale Camera del lavoro per l'analisi e la stipula dei contratti di lavoro da applicare ai lavoratori delle aziende artigiane.
L'economia novarese del 1946 è quella di una regione che cerca faticosamente di lasciarsi alle spalle i danni di una guerra lunga e sanguinosa. Relativamente risparmiata dalle distruzioni, l'economia provinciale si lancia così sulla strada della ricostruzione.
I primi notiziari dell'Unione lasciano trasparire questa situazione di fervore, temperato dalle difficoltà comunque presenti.
La ripresa economica novarese può far affidamento su forniture di materiale per le aziende: cemento, legname, ferro, metalli ferrosi, carta, tela, cotone, prodotti chimici, carbone, strisce di lamiera sono messi a disposizione dalle autorità alleate e distribuite alle aziende che così possono tornare a lavorare e produrre. In questo fervore si inserisce l'Unione Artigiani.
Subito l'associazione si rende disponibile per la distribuzione di materiale e si stabiliscono contatti con le società distributrici di energia elettrica, per ottenere una diminuzione dei costi dell'energia elettrica usata per scopi produttivi nei laboratori artigiani, e con le amministrazioni pubbliche, per ottenere lo stralcio dagli appalti dei lavori eseguibili da aziende artigiane, in favore di una assegnazione diretta.
Nel 1946 l'Unione Artigiani inizia l'articolazione dell'associazione sul territorio, costituendo Uffici di zona e Recapiti, ricalcando la divisione territoriale delle Circoscrizioni territoriali degli Uffici delle Imposte dirette. Nel giugno vengono aperti gli Uffici di Delegazione di Borgomanero, Verbania, Arona, Omegna, e l'Ufficio di recapito di Cannobio.
Questa politica di decentramento ed articolazione sul territori sarà perseguita negli anni, portando l'Unione Artigiani ad avere diciassette sedi nelle Provincia di Novara.
I primi Uffici di zona spesso si trovano in strutture non di proprietà, sovente l'Unione è ospite di altre associazioni, oppure di pubblici esercizi.
E' un periodo eroico e quasi pionieristico ma che dimostra l'impostazione che l'Unione vuole dare alla propria attività e come voglia qualificare la propria presenza sul territorio novarese.
Così la prima Delegazione di Borgomanero viene aperta in corso Cavour 28, con responsabile Ermanno Borgna, mentre ad Omegna (in piazza De Angeli 5, con responsabile Walter Ambrogi), e Cannobio (in via Umberto I, 15), l'Unione è ospite del Consorzio Agrario provinciale; ad Arona (in via San Carlo 14, ufficio affidato a Angelo Valloggia e Camillo Marucco) e ad Oleggio (in via Gramsci, con responsabile Giovanni Bellotti) presso la Federazione provinciale coltivatori diretti. Per l'Ossola viene aperto un Ufficio in piazza Liberazione 6 a Domodossola, con responsabile Bruno Canuto.
La zona di Novara comprende trenta comuni, quella di Oleggio quattordici, Borgomanero diciannove, Arona dodici, Omegna tredici, Verbania ventisei e l'Ossola ventisette.
L'articolazione territoriale qualifica sin da subito l'azione sindacale e di servizio alle imprese dell'Unione Artigiani.
La scelta di essere presenti sul territorio là dove le aziende hanno bisogno di una presenza dell'associazione, si dimostra vincente.
Per le aziende, inoltre, si tratta di un risparmio di tempo non indifferente: invece di affrontare onerosi spostamenti verso il capoluogo, trovano l'Unione Artigiani a poca distanza da loro. Nello stesso periodo iniziano ad essere eletti anche i rappresentanti comunali.
Uno per ogni Comune della provincia, i rappresentanti comunali sono artigiani che diventano referenti dell'Unione sul territorio, raccordando la realtà locale, amministrativa ed imprenditoriale, con le istanze di tutta la categoria artigiana novarese.
All'inizio dell'estate 1946, viene anche dato il via ai primi servizi contabili con la tenuta dei Libri paga per i soci residenti a Novara.
Nell'estate 1946 si iniziano a gettare le fondamenta di quella che sarà la Mutua Artigiana. Nel maggio di quell'anno, infatti, si costituisce una apposita Commissione, composta da rappresentanti artigiani dell'Unione, medici e rappresentanti dell'Ordine dei medici novaresi.
A questi primi contatti fanno seguito incontri con i vertici dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara.
Nel luglio si arriva alla costituzione di una prima Cassa Mutua Malattia per gli Artigiani novaresi.
La Mutua creata dall'Unione Artigiani appoggiandosi ad una società di assicurazione, e a cui ci si associa versando quote di adesione, diventa operativa nel 1948 e continuerà ad erogare le sue prestazioni sino alla nascita della Cassa Mutua nel 1956.
L'estate 1946 è foriera di importanti cambiamenti. Proprio nell'agosto nasce la Confederazione dell'artigianato Italiano, nucleo della futura Confartigianato. Grazie alla nascita di questo organismo nazionale, le associazioni provinciali possono meglio qualificare i loro servizi ed il loro impegno verso gli associati. Sul piano provinciale, intanto, l'Unione cresce e si sviluppa.
I primi, importanti successi sono testimoniati dalle parole che il presidente dell'Unione Artigiani Edoardo De Petro ed il segretario Remo Zanetta pronunciano aprendo l'assemblea generale del 1948: viene sottolineato il rafforzarsi del ruolo dell'Unione presso gli organi locali e, importante traguardo, l'istituzione della Cassa Mutua per gli artigiani associati.
Dopo poche settimane dall'assemblea annuale viene approvato lo Statuto dell'Unione Artigiani.
Nel documento si sancisce ufficialmente la strutturazione in zone territoriali dell'Unione, secondo i limiti dell'Ufficio Imposte dirette.
Nata nel crogiuolo di un momento storico di grande rilevanza, l'Unione Artigiani riafferma il suo ruolo di schietta rappresentante degli interessi di categoria - senza orpelli partitici - in occasione delle prime elezioni politiche per il nuovo Parlamento repubblicano.
Il 18 aprile 1948 è un'altra data simbolo della storia italiana. Nel dibattito fra Democrazia Cristiana e Fronte Popolare, l'Unione Artigiani riafferma il proprio ruolo sindacale libero e apartitico. Ma in un messaggio diffuso attraverso il proprio Notiziario non può esimersi di schierarsi, comunque.
E sceglie il fronte del lavoro, quello che dice basta alle beghe politiche e che chiede per il paese la possibilità di rimettersi subito all'opera per sanare i danni della guerra ancora visibili e vivi nella memoria e nella vita quotidiana di tutti gli italiani.
Al nuovo parlamento repubblicano gli artigiani dell'Unione presentano i propri "desiderata" attraverso un decalogo di proposte e punti programmatici da realizzare per uno sviluppo del paese:
Nella primavera di quell'anno, nasce anche il Recapito di Galliate.
È ancora una struttura senza un vero e proprio Ufficio, ma il rappresentante dell'Unione Artigiani di quel Comune, Damiano Ferrari, inizia a raccogliere le quote di adesione all'associazione ed alla mutua artigiani.
Quasi nelle stesse settimane l'Unione Artigiani organizza il proprio servizio di consulenza legale, attraverso accordi con studi professionali di Novara, Borgomanero, Oleggio e Verbania.
L'Unione Artigiani prosegue lo sviluppo della sua attività; poco alla volta si nominano i dirigenti per le categorie, provvedendo ad indicare i responsabili per le categorie ancora sprovviste di un referente: così, sul finire degli Anni Quaranta si nominano i dirigenti per l'arte del ferro, dei parrucchieri, del cuoio, del legno, decoratori, tessili, grafici, fotografi, marmo, arredamento, alimentari.
Un attivismo importante che da risultati di tutto rilievo: al dicembre 1949 si raggiunge il traguardo delle cinquemila aziende associate ed i servizi erogati spaziano dal sindacale al tributario, dal tecnico amministrativo al legale, dal recupero crediti all'economico- commerciale, tenuta libri paga e matricola, servizio di ambulatorio medico.
Sono le significative e salde premesse di un impegno destinato a durare.