La stagione di grandi successi e di riconoscimenti che a livello normativo vengono attribuiti all'artigianato rafforzano il ruolo dell'Unione Artigiani.
A quindici anni dalla sua costituzione, nel 1960, l'Unione è ormai una associazione di categoria radicata sul territorio, con oltre cinquemila associati, con un dirigenza che guida il settore dell'impresa artigiana e lo rappresenta ai massimi livelli, provinciali, regionali e nazionali.
L'incremento degli associati tra il dicembre 1958 ed il dicembre 1959 è pari al 12%, passando da 5604 soci a 6303.
E' per tutti questi motivi, ma anche per meglio rispondere con una struttura ancor più funzionale alle richieste degli associati e degli imprenditori, per meglio erogare i numerosi servizi amministrativi e sindacali, che l'Unione Artigiani, nella tarda primavera del 1960 cambia sede, spostandosi da vicolo Monte Ariolo 4 in locali più ampi e funzionali in via Mario Greppi 9 a Novara.
Nella nuova struttura l'Unione Artigiani mantiene la propria sede provinciale sino al 1981, quando viene inaugurata l'attuale edificio di via San Francesco d'Assisi.
L'inizio degli Anni Sessanta vede all'orizzonte dell'artigianato la nuova dimensione europea. Dopo la nascita dell'Europa Comune a sei, anche per gli artigiani che si riconoscono nella Confartigianato si aprono nuove possibilità di esportazione.
Europa non vuol solo dire commercio ed esportazione, anche per le imprese artigiane novaresi, ma soprattutto è l'ingresso in importanti organismi europei di rappresentanza sindacale che collocano l'artigianato italiano al centro dell'attenzione europea.
Tra gli appuntamenti di rilievo sono da ricordare gli incontri romani di UIAPME, organismo di rappresentanza dell'artigianato e della piccola e media impresa europea, in cui, per Confartigianato, siede il segretario confederale Germozzi. Sul piano provinciale il trasferimento nella nuova sede di via Mario Greppi 9 viene formalizzata con una cerimonia il 30 ottobre 1960.
I locali sono benedetti da monsignor Vincenzo Gilla Gramigni, vescovo di Novara, mentre il prefetto Salerno taglia il simbolico nastro tricolore.
Nel suo intervento il presidente De Petro sottolinea la storia e l'attività dell'Unione Artigiani, rimarcando soprattutto le sfide e gli impegni del futuro, impegni che sono sottolineati anche dall'intervento del segretario di Confartigianato Manlio Germozzi, ospite della inaugurazione.
La cerimonia, dopo i discorsi ufficiali ed i saluti delle autorità, vede la premiazione con diploma e medaglie di artigiani benemeriti: artigiani soci fondatori dell'Unione, rappresentanti dell'Unione nella Commissione provinciale per l'artigianato e nel Consiglio di amministrazione della Cassa mutua provinciale di malattia per gli artigiani; medaglie e diplomi sono consegnati anche ai Rappresentanti comunali.
Nel marzo 1961 vengono convocate le nuove elezioni per le Commissioni provinciali per l'artigianato e per la Cassa mutua e malattia artigiani. L'Unione Artigiani, che rappresenta gli artigiani novaresi nei due organismi, chiede ai propri rappresentanti eletti nelle precedenti elezioni del 1957, di accettare nuovamente la candidatura.
La richiesta è motivata dalla buona amministrazione fornita dagli eletti nei compiti cui sono chiamati.
Le nuove elezioni sono una conferma dei risultati delle consultazioni precedenti: i candidati dell'Unione Artigiani conquistano la maggioranza nella Commissione provinciale per l'artigianato e tutti i seggi nel Consiglio di amministrazione della Cassa mutua artigiani.
Nella nuova CPA entrano, per l'Unione Giovanni Alliata, Edoardo De Petro, Camillo Coppi, Angelo Bielli, Sereno Devecchi, Giovanni Fondella.
Il 13 aprile, dopo il proprio insediamento, la Commissione provinciale per l'artigianato elegge Edoardo De Petro alla presidenza e Giovanni Alliata alla vicepresidenza.
Nel consiglio di amministrazione della Cassa Mutua malattia artigiani entrano Carlo Facchini -nominato poi presidente- Nicola Bacchetta, Mario Caccia, Pierino Gentina, Pietro Torringhelli, Mario Chiodoni, Vittorio Visconti, Enrico Contini, Nereo Minerva, Mario Cavigioli, Antonio Ticci ed Adolfo Santini, tutti rappresentanti dell'Unione.
L'affermazione elettorale dei candidati dell'Unione precede una stagione estremamente importante di battaglie sindacali, seguite alla presa di posizione del Ministero del lavoro, che diffonde alcune interpretazioni, secondo le quali ai settori artigiani non regolamentati si applicano le disposizioni dell'industria.
Assieme all'intervento confederale, l'Unione Artigiani promuove un ordine del giorno, votato dal proprio Consiglio direttivo e dall'assemblea degli associati, denunciando le "gravi conseguenze che si riverserebbero sulla già fragile economia artigiana se non fosse revisionata col più meditato rigore giuridico, la singolare tesi che vorrebbe estesi i contratti collettivi dell'industria alle categorie artigiane non coperte da contrattazione collettiva propria".
E' la nota questione dell' "erga omnes", una valutazione estensiva ed ambigua di una norma di legge che tenta di passare sopra all'autonoma struttura organizzativa e sindacale dell'artigianato.
Contro questa interpretazione il 22 maggio si tiene a Roma una manifestazione nazionale di protesta; contemporaneamente una delegazione dell'Unione Artigiani incontra il prefetto di Novara ed il direttore dell'Ufficio provinciale del lavoro per esprimere le posizioni e le richieste in merito alla delicata questione dei contratti sindacali.
La posizione dell'Unione viene ribadita nel corso dell'assemblea annuale, dove viene votata una richiesta formale al Governo di rimuovere ogni ambigua interpretazione della legge "erga omnes".
La richiesta avanzata, assieme a quella di una legge sulla disciplina dell'apprendistato artigiano e dell'istituzione di una patente di mestiere, si inquadra nel progetto di un piano per l'artigianato, promosso da Confartigianato con il concorso delle associazioni provinciali, per una risoluzione dei problemi del comparto in modo globale e non frammentario, e, soprattutto, per rivendicare provvedimenti che perdano la caratteristica di provvisorietà ed insufficienza.
Attenzione per il settore artigiano viene anche dalla Chiesa.
Nell'enciclica "Mater et Magistra" il Papa ricorda che si deve promuovere e conservare l'impresa artigiana.
Per questo gli artigiani devono essere professionalmente organizzati ed avere una buona formazione tecnica ed umana. Altrettanto indispensabile -prosegue il documento vaticano- è svolgere una appropriata politica economica, soprattutto in materia di istruzione, imposizione tributaria, credito e assicurazioni sociali.
L'azione dell'Unione Artigiani e della Confartigianato contro l'interpretazione "erga omnes" della legge trova un avallo autorevole in una sentenza della Corte costituzionale che riconosce il principio dell'autonomia contrattuale, creando un precedente giuridico estremamente efficace.
A seguito dello sblocco della situazione si arriva alla formulazione di proposte di accordo che portano all'inizio del 1964 al primo accordo interconfederale nell'artigianato in materia di rapporti di lavoro.
La mobilitazione sulla contrattualistica sindacale che segna l'inizio degli Anni Sessanta, è affiancata dall'inizio dell'attività di Artigiancassa: i primi finanziamenti per la zona del Novarese ammontano complessivamente ad un miliardo di lire, sui settantotto complessivi distribuiti in tutta Italia.
Accanto all'azione per un accesso al credito agevolato per le imprese, una necessità che viene ribadita e considerata importante è l'attribuzione agli artigiani della patente di mestiere e del diploma di maestro artigiano.
La proposta di istituzione di una patente per i veri artigiani arriva anche in parlamento, attraverso una proposta di legge che trova gli artigiani novaresi estremamente favorevoli. Istituita nel 1959 la pensione per gli artigiani si rileva sin da subito insufficiente.
Nel 1961 l'Unione Artigiani chiede che siano elevati i minimi pensionabili, arrivando almeno ai limiti fissati per gli altri assicurati all'INPS.
Le richieste avanzate portano nel 1962 all'elevamento dei minimi a diecimila lire mensili.
Nell'assemblea del 1962, in cui il presidente De Petro traccia le linee guida dell'associazione, rifacendosi soprattutto ai contenuti programmatici del Piano per l'artigianato (organico progetto in tema di formazione professionale, adeguamento tecnico, autonomia contrattualistica, artigianato nel Mezzogiorno, studi di settore ecc. ), e ha parole di elogio per quelle aziende artigiane della provincia che hanno partecipato al premio per le aziende del centenario, bandito nel 1961 dalla Camera di commercio per i festeggiamenti del primo centenario dell'unità d'Italia.
L'assemblea di quell'anno è l'ultima a vederlo nella carica di presidente dell'associazione.
Il 1° marzo 1963 il Consiglio direttivo elegge presidente Alessandro Barberis e chiama alla carica di vicepresidenti Giulio Cesare Borroni e Carmelo Pasquale.
De Petro viene nominato Presidente onorario. Dopo poche settimane viene aperto ad Omegna un nuovo Ufficio di Delegazione in viale Garibaldi, angolo piazza Mameli, al primo piano del Condominio Corona, dove sono tuttora sistemati gli Uffici. Salutando gli artigiani associati nell'assemblea annuale del 1963 il presidente Barberis sottolinea i grandi risultati raggiunti dall'Unione.
In particolare il 1962 si segnala per essere l'anno con il più elevato numero di nuove adesioni all'associazione dalla sua costituzione: 1294, che portano il totale degli iscritti a 8144. "Non possiamo non rilevare- afferma Barberis- che l'Unione è diventata anno per anno uno strumento sempre più efficiente per la difesa degli interessi sindacali degli artigiani e che ai nostri tempi non è più possibile restare isolati, scettici ed inerti di fronte ad un mondo nel quale i rapporti fra le classi e le categorie economiche risultano totalmente modificati".
Dopo essere stati convocati in giugno per l'assemblea ordinaria, i soci dell'Unione sono riconvocati in novembre per un'assemblea straordinaria. All'ordine del giorno sono importanti modifiche allo Statuto dell'associazione.
Viene deliberata la sostituzione del Consiglio direttivo con una Giunta sindacale, cui è affidato il compito di deliberare le azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi sindacali; viene anche decisa la creazione di una Giunta amministrativa - composta dal presidente e dai due vicepresidenti- con il compito di collaborare con la giunta sindacale, attuarne le deliberazioni e provvedere all'amministrazione interna dell'organizzazione sindacale.
Nelle modifiche statutarie decise in quella occasione, rientra anche la creazione di "Sezioni" per le varie attività artigiane, in sostituzione delle "Categorie", ai fini organizzativi, rappresentativi e sindacali. Le modifiche proposte sono approvate all'unanimità.
Molti traguardi sono raggiunti, ma molti restano ancora da conquistare. Gli artigiani non hanno ancora propri rappresentanti nella Commissione nazionale per la programmazione economica e, sul piano locale, l'assenza di rappresentanti dell'Unione nel Comitato provinciale dell'INAIL è motivo di rivendicazioni e richieste da parte degli imprenditori del settore.
Non manca per questo volontà né viene meno l'azione sindacale. Anche nel 1963 il numero degli associati all'Unione cresce sensibilmente: 1410 nuovi soci che portano il totale complessivo a 8790.
Cambiamenti interessano le Delegazioni: gli Uffici di Arona sono trasferiti, da via Monte Grappa, nella sede di via Roma.
Nell'estate 1964 l'Unione Artigiani pubblica la prima indagine congiunturale sull'artigianato novarese.
Si tratta della prima indagine condotta sul settore e che partendo da un campione significativo di 1500 aziende disegna un quadro attendibile dell'artigianato provinciale.
L'indagine pone in evidenza che nel giugno 1964 le imprese artigiane novaresi non attraversano un buon momento congiunturale, anche in relazione alla più generale crisi che tocca il comparto industriale.
Mancanza di apprendisti, che l'indagine definisce "preoccupante", eccesso di offerta di manodopera generica, pressione eccessiva del fisco, restrizioni del credito di impianto e di esercizio, costi elevati sono i principali motivi di preoccupazione degli artigiani novaresi. Stretto fra difficoltà congiunturali, ma vitale e capace di contribuire con il suo peso alla creazione di lavoro e di ricchezza, l'artigianato novarese trova nel 1964 un momento importante di rilancio e di pubblicizzazione.
Alla fine di quell'anno, infatti, viene organizzata una Mostra provinciale dell'artigianato, presso la Sala Borsa della Camera di commercio. Strutturata in modo sobrio ed elegante, la mostra richiama in dodici giorni di apertura ventuno mila visitatori.
Al di là del riscontro commerciale e di immagine che tutto l'artigianato novarese trae dalla manifestazione, è indubbio che la rassegna ha anche lo scopo di richiamare grande attenzione sull'artigianato.
La recente indagine promossa dall'Unione Artigiani ha evidenziato segnali di crisi congiunturale, ma è soprattutto contro una cultura che vuole ignorare l'artigianato che l'Unione e la Confartigianato vogliono combattere.
L'esclusione di rappresentanti artigiani dal Comitato nazionale e dai Comitati regionali per la programmazione economica, l'assenza di rappresentanti nel Comitato provinciale consultivo dell' INAIL e nella Giunta della Camera di Commercio sono indicazione che, nonostante i risultati raggiunti in campo sindacale, occorre lavorare ancora a lungo per dare piena dignità all'impresa artigiana.
La Mostra provinciale dei prodotti artigianali quindi contribuisce a rendere visibile l'impresa artigiana, a mostrare al pubblico i suoi prodotti, a far comprendere che non si tratta più di una bottega medioevale, convinzione quest'ultima che ancora risulta diffusa negli ambienti economici italiani, ma di una azienda moderna.
La Mostra viene inaugurata alla presenza del direttore generale dell'artigianato e della piccola industria del Ministero dell'Industria, che visita anche la sede provinciale dell'Unione Artigiani, e di Manlio Germozzi, segretario di Confartigianato.
Alla Mostra partecipano circa un centinaio di artigiani provenienti da tutta la provincia e rappresentanti di tutti i settori produttivi, gli artigiani dell'Unione presenti alla sala Borsa sono settantadue, la stragrande maggioranza degli imprenditori presenti.
Un segnale importante per l'intero comparto è, alla fine dell'anno, la costituzione di un fondo di garanzia per il credito alle aziende artigiane; a Novara si avviano contatti fra l'Unione Artigiani, la Camera di Commercio e la Prefettura per la costituzione del fondo provinciale.
Ma soprattutto l'azione dell'Unione Artigiani ottiene successo nella rappresentanza sindacale, con l'ingresso di propri esponenti nei Comitati regionali per la programmazione economica e nei Comitati provinciali INAIL.