L'anno del ventennale - il 1965 - può mettere a consuntivo una serie di successi di rilievo per l'Unione Artigiani.
Oltre alla costituzione del Fondo di garanzia per il credito alle aziende, viene aumentata da 15 a 45 miliardi la dotazione del fondo di Artigiancassa, aumento anche per i minimi pensionistici; sul piano provinciale viene potenziata la concessione del credito d'esercizio agli artigiani con uno stanziamento di cento milioni -frutto di accordi fra l' Unione Artigiani, la Camera di commercio, la Banca popolare di Novara, la CARIPLO, la Banca San Paolo e la Banca popolare di Intra- e la concessione di contributi a fondo perduto per sette milioni, assegnati dal Ministero dell'Industria alle aziende artigiane novaresi.
Nel settembre Remo Zanetta, direttore dell'Unione, viene eletto vicepresidente della Commissione regionale per l'artigianato del Piemonte.
Sull'onda dei rinnovati successi ottenuti in campo sindacale ed economico, l'Unione Artigiani affronta le nuove elezioni per il rinnovo della Commissione provinciale dell'artigianato e della Cassa mutua malattia che si svolgono il 17 aprile 1966.
I candidati dell'Unione per la Commissione provinciale sono tutti eletti, l'Unione conquista anche la maggioranza nella Cassa mutua malattia, confermando una tendenza che trova riscontri su scala nazionale e che premia in numerose località le associazioni Confartigianato.
In CPA siedono ora Francesco Ascione, Bernardino Carosi, Alfredo Casagni, Camillo Coppi, Alfonso Cordani, Andrea Ferrero, Stefano Quarteri, Giuseppe Rigoni, Mario Velati; alla guida della Mutua artigiana sono chiamati Eliseo Bona, Giulio Cesare Borroni, Mario Caccia, Mario Chiodoni, Enrico Contini, Carlo Facchini, Giovanni Frangiamore, Mario Galli, Cesare Margaroli, Carmelo Pasquali, Guido Porta e Fernando Sacco. Presidente viene confermato Carlo Facchini mentre vicepresidente viene rieletto Mario Caccia.
Alcune settimane prima delle elezioni si svolgono a Roma i festeggiamenti per il ventesimo anniversario della nascita di Confartigianato. Per l'occasione una delegazione di artigiani e dirigenti della confederazione viene ricevuta dal Santo Padre Paolo VI al quale viene offerto un ombrello in seta bianca, appositamente realizzato da Eliseo Bona, Delegato di sezione dell'Unione Artigiani e titolare dell'ombrellificio Moderno di Novara.
Nel giugno, aprendo l'assemblea annuale, il neopresidente Giuseppe Bovino orafo novarese, coadiuvato al vertice dai vicepresidenti Mario Galli e Bernardino Carosi, non può che commentare con piacere i risultati delle elezioni artigiane, che confermavano ancora una volta il ruolo di primo piano svolto dall'Unione Artigiani.
"Questa rinnovata manifestazione di fiducia -afferma in quella occasione- impegna l'Unione ed i suoi rappresentanti in tutti gli enti a continuare insistentemente l'attività per rivendicare interventi più tempestivi ed efficaci a tutela della continuità, della dignità e del progresso dell'artigianato".
Un segnale importante dei cambiamenti in atto è la mutazione del nome del Ministero dell'Industria e delle Camere di commercio, che aggiungono alla dizione già in uso il termine "artigianato", diventando, rispettivamente, Ministero dell'Industria, del commercio e dell'artigianato e Camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura. Non si tratta solo di una questione formale ma di un riconoscimento: quello dato all'artigianato come settore autonomo nel quadro dell'economia italiana.
Nuovo impulso trova nel 1966 la strutturazione organizzativa degli uffici dell'Unione in Provincia.
A Borgomanero viene inaugurata la nuova sede, in corso Roma 166, a Stresa gli Uffici sono trasferiti in via Carducci 44, in locali di proprietà, e dove ha sede l'attuale delegazione.
I nuovi Uffici sono inaugurati solennemente: a Borgomanero la cerimonia è aperta dal prefetto Torrisi, a Borgomanero e a Stresa si premiano con medaglie e diplomi gli artigiani benemeriti e gli imprenditori iscritti all'Unione dalla sua fondazione; le cerimonie si concludono con la premiazione degli artigiani benemeriti della zona di Novara.
Nelle stesse settimane delle inaugurazioni delle nuove sedi periferiche dell'Unione Artigiani, a Novara viene organizzata la seconda Mostra provinciale dell'artigianato.
Dopo la prima edizione del 1964, l'edizione del 1966 conferma il successo dell'iniziativa: dal 29 ottobre al 6 novembre oltre duecento imprenditori artigiani espongono nella sala Borsa della Camera di commercio, di questi la quasi totalità sono imprenditori dell'Unione Artigiani.
Il successo di pubblico è estremamente lusinghiero: oltre trentamila visitatori, un'affluenza notevole che, assieme al buon riscontro commerciale dell'iniziativa, lascia soddisfatti gli organizzatori.
Il buon riscontro della seconda Mostra provinciale dell'artigianato corona una serie di importanti successi di Confartigianato dei quali trae vantaggio tutto il settore: aumenta la dotazione del fondo di Artigiancassa, sono aumentati fino a dieci anni i termini per la restituzione dei prestiti concessi dagli istituti di credito e fino a dieci milioni il fondo da concedere ad ogni singola impresa artigiana.
Sul piano provinciale viene rinnovato l'accordo promosso dall'Unione Artigiani per il credito d'esercizio alle aziende del comparto e viene elevato all'1% il contributo della Camera di commercio per il pagamento degli interessi.
La Cassa mutua provinciale è a pareggio di bilancio pur stabilendo quote di contributi a carico degli associati che sono tra le più basse d'Italia.
La fine del decennio è segnata da una conflittualità generale e radicata nella società.
Le manifestazioni e le mobilitazioni sociali in tutti i settori della vita italiana fanno dell'ultimo scorcio degli Anni Sessanta un periodo estremamente delicato.
Sul piano sindacale si accendono le agitazioni dei dipendenti della grande industria.
Il "Sessantotto", l' "autunno caldo" ed il "maggio francese" sono termini entrati nella terminologia corrente e segnalano momenti di profonda rottura ed altissima conflittualità. Nell'ultimo scorcio della seconda metà degli Anni Sessanta la Confartigianato e, sul piano provinciale, l'Unione Artigiani sono impegnate nella limitazione dei carichi contributivi e fiscali sull'impresa artigiana.
Nel 1967 viene stabilito l'obbligo dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per gli artigiani che non hanno dipendenti. L'obbligo provoca malumore nella categoria. Ben comprendendo la portata sociale del provvedimento, l'Unione Artigiani e la Confartigianato lamentano il carattere impositorio del dispositivo di legge, la sua non contrattazione con le parti.
Ma soprattutto il provvedimento va a cadere in un periodo di forte azione sindacale contro l'art 20 della legge 860, che fissa l'impossibilità, per i redditi delle imprese artigiane fino a dieci addetti, di avere una propria classificazione autonoma agli effetti del calcolo dell'imposta di ricchezza mobile.
Il nodo dell'art 20 viene sciolto dopo un anno, nel gennaio 1968, quando viene riconosciuta la classificazione autonoma per i redditi delle imprese artigiane fino a dieci dipendenti.
Nel 1968 viene eletto alla presidenza dell'Unione Artigiani Mario Galli, artigiano tipografo di Novara; vicepresidenti sono eletti Bernardino Carosi e Fernando Sacco.
L'elezione di Galli segna l'inizio di un periodo che dura tuttora e vede l'Unione Artigiani proseguire nella sua attività di tutela sindacale.
L'elezione di Galli ricompatta anche l'unità interna dell'associazione, scossa da contrasti con una ridotta fazione di associati che pretende modifiche statutarie e avanza richieste di ricambio degli organi dirigenti, proponendosi di subentrare alla guida dell'associazione, seppur in via temporanea in attesa del nuovo Statuto, senza alcun procedimento elettivo, violando il fondamentale diritto che siano gli artigiani ad eleggere i propri rappresentanti.
L'espulsione di questa ridotta fazione è la naturale e necessaria conclusione della vicenda.
L'elevata conflittualità sociale cui già prima si faceva cenno, non lascia indenne il settore artigiano.
Seppur con caratteristiche sue proprie e che si allontanano dalla radicalizzazione delle lotte e delle rivendicazioni operaie e studentesche, gli artigiani pongono tra il 1968 ed il 1969 importanti problemi sul tappeto e lanciano iniziative sindacali e di mobilitazione delle categorie. Già all'inizio del 1968 si verifica il fermo degli autotrasportatori.
L'Unione Artigiani promuove per l'occasione un convegno di settore che si svolge alla sala contrattazione merci della Camera di commercio e che vede la partecipazione dell'ANITA (Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici) e della FAI (Federazione autotrasportatori italiani).
Il fermo di tre giorni degli autotrasportatori mette l'accento sui problemi del settore, soprattutto in relazione alla richiesta di un disegno di legge che ristrutturi e rilanci il settore, per aumentare la produttività dei mezzi di trasporto e meglio competere con i vettori stranieri.
Ai lavori è presente anche il ministro dei trasporti, Oscar Luigi Scalfaro, che sostiene il diritto degli autotrasportatori ad essere presenti con le loro rappresentanze sindacali nelle sedi dove si discutono i problemi della categoria.
Nel dicembre Confartigianato proclama in tutto il paese lo stato di agitazione per gli artigiani.
La mobilitazione nazionale trova riscontro a Novara nell'organizzazione di una importante assemblea straordinaria dell'Unione Artigiani, che si svolge nella sala Borsa della Camera di Commercio il 18 maggio 1969.
La manifestazione, che ha come slogan "Leggi nuove per un Artigianato moderno" e "Giustizia per i vecchi Artigiani" richiama oltre millecinquecento partecipanti, in rappresentanza degli artigiani di tutta la provincia. Il Convegno si svolge alla presenza di numerosi ospiti e vede l'intervento, applauditissimo, di Manlio Germozzi.
Le motivazioni della agitazione degli artigiani sono tracciate nell'intervento del presidente dell'Unione, Mario Galli: l'istituzione di una patente di mestiere, che non sia freno a chi desidera intraprendere un lavoro artigiano, ma garanzia della professionalità degli stessi imprenditori artigiani; una nuova legge sulla disciplina giuridica per un artigianato moderno, richiesta indifferibile e che segnala come la vecchia legge ormai sia inadatta a ben rappresentare il mondo artigiano; miglioramenti dell'assistenza malattia e pensione più adeguata per i vecchi artigiani, anche queste questioni strategiche delle richieste sindacali degli artigiani.
A queste richieste si aggiungono quelle per la riduzione dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro artigiani, l'allargamento del credito d'impianto e l'istituzione del credito d'esercizio, l'elevazione della franchigia ai fini del pagamento delle imposte dirette, l'inclusione delle rappresentanze sindacali artigiane negli enti e nelle commissioni centrali e periferiche che trattano di questioni inerenti l'artigianato.
Gli interventi nel corso dell'assemblea sottolineano la necessità di difendere l'autonomia del settore artigiano, consentendogli di esprimere le proprie istanze, le istanze della propria economia nel grande quadro dei problemi generali del paese. Con vigore, a Novara gli artigiani riaffermano però la loro volontà di non voler essere considerati come qualcosa a se stante, non volendo incorrere nell'errore di confondere autonomia con assolutismo autonomo.
Si fa strada anche la richiesta di una riforma delle legge sull'apprendistato che riconosca le peculiari caratteristiche dell'azienda artigiana, del tutto diverse da quelle della grande azienda, ed il riconoscimento del titolo di maestro artigiano, valorizzando così l'istruzione professionale extrascolastica.
Fissate in un primo tempo nel giugno 1970, le elezioni per le Commissioni provinciali per l'artigianato e le Mutue artigiane sono spostate al 25 ottobre 1969, a causa della concomitante tornata elettorale per l'elezione degli organi dirigenti delle istituende Regioni.
Alle consultazioni nuovamente si registra una affermazione dei candidati dell'Unione: tutti i nove candidati alla Commissione provinciale per l'artigianato sono eletti così come 113 delegati su 128 per la Cassa mutua.
Il 29 novembre i delegati della Cassa mutua eleggono i componenti del Consiglio di amministrazione e quelli del Collegio sindacale, risultando eletti tutti i candidati dell'Unione.
In Commissione provinciale siedono Dario Andrini, Gaudenzio Bottazzi, Giuseppe Bovino, Nerino Ganzetti, Luigi Negri, Cesare Margaroli, Giovanbattista Moroso, Giovanni Varese.
Nel Consiglio d'amministrazione della Cassa mutua sono eletti: Giorgio Baschieri, Eliseo Bona, Giulio Cesare Borroni, Mario Caccia, Bernardino Carosi, Mario Chiodoni, Enrico Contini, Luciano Fernandez, Mario Boris Forni, Giovanni Mangiamore, Franco Maruelli, Fernando Sacco; al Collegio sindacale sono chiamati Pietro Ballardini, Alfonso Carnago, Pietro Polastri.