Non è necessaria l’ennesima riforma dell’apprendistato. Va, invece, sostenuto l’investimento degli imprenditori nella formazione on the job, soprattutto nell’artigianato dove è assunto un terzo degli apprendisti, con l’obiettivo di rilanciare questo strumento fondamentale per creare occupazione qualificata per i giovani, ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro e trasmettere le competenze che hanno fatto grande il Made in Italy nel mondo.
Questo il commento di Confartigianato dopo l’audizione alla Commissione lavoro della camera sulla proposta di legge di modifica della disciplina dell’apprendistato.
“Abbiamo ribadito alla Commissione lavoro che non contribuiscono al rilancio dell’apprendistato le ‘finestre’ di uscita anticipate, la restituzione dello sgravio fruito in caso di recesso anticipato dal contratto, la soglia minima di retribuzione, che interviene su una materia che deve restare di competenza esclusiva della contrattazione collettiva, e quella che fissa a 15 dipendenti il limite dimensionale delle imprese che devono rispettare le clausole di stabilizzazione elevando peraltro anche le percentuali di stabilizzazione” spiega Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale “Abbiamo chiesto il ripristino della decontribuzione totale per i primi tre anni di contratto per le imprese artigiane e in ogni caso per quelle fino a 9 dipendenti”.
“Storicamente, l’apprendistato è stato il modello con il quale le imprese sono cresciute, hanno portato in Italia e nel mondo il loro saper fare e proposto un modello invidiato - aggiunge Michele Giovanardi, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale – Occorre incentivare l’apprendistato, semplificandone l’applicazione. Non possiamo periodicamente stracciarci le vesti su temi cardine quali l’abbandono scolastico, le imprese che non trovano personale ecc. ecc. e poi irrigidire l’apprendistato dentro a regole che ne scoraggiano l’applicazione”.