“Passion lives here” è scritto all’ingresso del laboratorio e la loro storia è la rappresentazione di quelle parole. Il Calzaturificio Martini è nato come tomaificio negli Anni Settanta e quando la delocalizzazione del Terzo Millennio ha spinto altrove i clienti, Antonella Martini e il marito Claudio Boschet si sono trovati a un bivio cruciale: proseguire o impegnarsi in altro, passione o ragione? Alla fine l’amore per questa attività ha vinto, portando anche la concreta realtà di conti eccellenti (per cui il Calzaturificio ha vinto un premio), innovazione (un altro riconoscimento) e clienti griffati: “Per fare bene il proprio lavoro bisogna sentirlo nel cuore” dicono Antonella e Claudio con la figlia Simona, terza generazione del Calzaturificio di Gozzano, nel Novarese.
Il bivio e la scelta fatta con il cuore (e tanta preparazione)
Eppure a un certo punto sembrava che tutto dovesse finire e l’attività chiudersi per sempre, i suoi titolari diventare qualcosa di diverso. Il Calzaturificio è stato fondato nel 1976 da Antonio Martini con la moglie Teodolinda: l’attività si concentrò sul taglio e la giunteria, cioè le cuciture delle scarpe, e procedette bene, arrivando a produrre più di 1.500 paia di tomaie al giorno e dando lavoro a terzisti; i clienti erano le storiche aziende di Vigevano e Parabiago. Ma alla fine degli Anni Novanta qualcosa si è inceppato (e non solo qui): i produttori finali “tradirono” i laboratori italiani delocalizzando le fabbriche altrove, dove costava meno.
Antonella e Claudio, che nel frattempo erano entrati in azienda, dovevano reinventare e il punto era: restare nella stessa attività di produzione di calzature o imbarcarsi in tutt’altro? “Abbiamo studiato a lungo che cosa fare e avevamo persino ottenuto la licenza di un’importante catena di fast food per aprire un locale – raccontano sorridendo -. Ma poi ci siamo guardati e ci siamo detti che produrre scarpe era la nostra passione e volevamo viverla ancora, magari in modo diverso”.
Hanno seguito quindi un corso di Modellismo e si sono proposti di realizzare la scarpa, le sneakers di alta gamma che cominciavano a diffondersi, partendo dal disegno e servendosi di collaborazioni esterne per completare tutta la lavorazione. Sono partiti nel Duemila con due griffe importanti e nel 2010 è uscita dal loro laboratorio la prima calzatura tutta realizzata da loro e così hanno fatto per altri quindici anni, fino ad ora. Nel frattempo al team dei genitori si è aggiunta la figlia, Simona Boschet.
Clienti griffati e la scritta: "Passion lives here"
Oggi il Calzaturificio ha tredici dipendenti e lavora per grandi firme di stilisti, che ovviamente hanno chiesto un vincolo di riservatezza, producendo sneakers di lusso per uomo e donna (in passato anche scarpe eleganti). Si parte dal disegno elaborato al computer, si crea il prototipo tagliando la pelle e cucendola a mano e poi si completa la produzione, affidando alcune lavorazioni all’esterno: “I nostri terzisti sono tutti in Italia e il lavoro è sempre supervisionato da noi – spiegano -. Le aziende griffate sono molto serie e richiedono la qualità assoluta che per noi è stata uno stimolo continuo a migliorarci sempre per garantire alta professionalità e artigianalità”.
Nel 2010 il Calzaturificio di Gozzano ha partecipato alla sperimentazione come azienda-pilota da un brand che voleva iniziare un percorso di riciclo dei materiali contro lo spreco, con linee guida da seguire e audit di verifica: “Per noi è stato un impegno importante ma ci ha offerto la possibilità di assumere un modo di pensare nuovo, che allora era ancora poco diffuso, anticipando i tempi - dicono Antonella Martini, Simona e Claudio Boschet -. Oggi è diventata la norma e comprende anche la puntuale verifica sulla sostenibilità ambientale ed etica dell’origine dei pellami, del metodo di conciatura, della quantità di plastica utilizzata e degli scarti e del loro riuso”.
Il percorso verso la sostenibilità e il premio
Da lì al premio “Io sono impresa sostenibile” assegnato da Confartigianato imprese Piemonte orientale nei mesi scorsi è stato un percorso di azioni con in mente un obiettivo ben chiaro: “Programmiamo le nostre attività ricercando un equilibrio tra iniziative economiche e imprescindibili esigenze ambientali, non solo nel rispetto della normativa ma anche in considerazione dei diritti delle generazioni future”.
Nel 2016 il Calzaturificio ha acquistato e totalmente ristrutturato la sua nuova sede di via Santa Rita a Gozzano, progettando il minor impatto ambientale possibile con doppi vetri termici alle finestre, tetto isolato termicamente per evitare dispersione verso l'esterno, totale autonomia energetica: “L’edificio è dotato di un impianto fotovoltaico che alimenta le pompe di riscaldamento e di condizionamento – spiegano Martini e Boschet -, l’inquinamento acustico è stato abbattuto con un silenziatore insonorizzante e l’illuminazione è garantita da luci a led a basso impatto energetico. Sono state installate anche centraline per ricariche i veicoli elettrici”.
Anche "Industria felix" è qui: un altro premio
Di recente l’azienda ha vinto anche il premio “Industria felix” assegnato alle le 79 imprese più performanti a livello gestionale e finanziario, selezionate dopo la verifica di 85 mila bilanci delle società di capitali con fatturati sopra il milione di euro del Nord Ovest nell’anno fiscale 2023. E’ Antonella Martini che segue i conti in modo meticoloso, il riconoscimento lo testimonia e questo racconta come la passione non debba dimenticare mai i numeri: “Noi abbiamo scelto questo lavoro con il cuore e abbiamo ricevuto più di quello che speravamo di ottenere., anche se nessuno ci ha mai regalato nulla – concludono Martini e Boschet -. Siamo e rimaniamo orgogliosamente artigiani e siamo sempre convinti che per fare bene un lavoro bisogna sentirlo parte di sé”.