“Le leve finanziarie nazionali ed europee devono essere usate per il sostegno e il rilancio delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 99,4% del sistema produttivo, e per imprimere una svolta cambiando ciò che non va nel Paese con riforme strutturali del fisco, della Pa, del mercato del lavoro, del welfare, della giustizia civile”. Lo sostengono i rappresentanti di Confartigianato intervenuti ieri, 19 aprile, all’Audizione sul DEF presso le Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera.
“Confidiamo – hanno sottolineato – che il prossimo Decreto Legge Imprese preveda la dotazione finanziaria adeguata a sostenere gli imprenditori anche nel 2021 con nuovi contributi a fondo perduto e misure per coprire le spese fisse, in particolare attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta sugli affitti e sulla sanificazione. Va superato il criterio del ristoro circoscritto alla perdita di fatturato media di un solo mese del 2020 e il limite del 30% di calo di fatturato per accedere al contributo a fondo perduto, poiché secondo elaborazioni su un panel di nostri associati, circa il 40% delle imprese presenta una perdita di fatturato inferiore alla soglia del 30%. E’ indispensabile, quindi, introdurre un decalage che permetta di godere del beneficio, seppur in misura più ridotta, alle imprese con un calo del fatturato almeno del 15%”.
Altrettanto necessarie, secondo Confartigianato, nuove moratorie di pagamento dei finanziamenti e la proroga per tutto il 2021 di quelle in essere, senza l’obbligo per le banche di riclassificare il debitore in ‘negativo’ o in ‘insolvente’ e riattivando la flessibilità che l’EBA aveva concesso alle banche europee all’inizio della crisi economica. Va anche estesa la durata della garanzia pubblica da 6 anni ad almeno 15 anni per permettere alle imprese di diluire il proprio impegno finanziario su un arco di tempo più lungo.
Tra le misure per il rilancio delle imprese, i rappresentanti di Confartigianato segnalano il superbonus 110% e la necessità di prorogarlo a tutto il 2023, estendendolo a tutti gli interventi e tipologie di edifici e, negli anni successivi, di renderlo stabile con un meccanismo scalare discendente delle percentuali di detrazione.
In materia di lavoro, Confartigianato chiede di rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. In particolare sui contratti a termine, sollecita l’eliminazione strutturale dell’obbligo di indicare la causale e del contributo addizionale previsto in occasione di ciascun rinnovo. Inoltre chiede di superare gradualmente il blocco dei licenziamenti, ampliando le ipotesi di esclusione a cominciare dal settore delle costruzioni e di garantire la possibilità per tutte le imprese di continuare ad utilizzare il lavoro agile in maniera semplificata.
Sul fronte delle politiche attive del lavoro, i rappresentanti dell’artigianato e delle piccole sostengono la necessità di una riforma del sistema di orientamento scolastico e professionale con il rilancio degli Istituti Professionali e degli Istituti Tecnici, investimenti sulle competenze professionali a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntando sull’apprendistato duale e professionalizzante. Sollecitata anche l’operatività del Fondo Nuove Competenze almeno per tutto il 2021 e una dotazione finanziaria adeguata ai Fondi Interprofessionali.
Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, Confartigianato ribadisce che le ipotesi di riforma dovranno salvaguardare e valorizzare l’esperienza positiva del Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato e sostiene la necessità di assicurare la rapidità di erogazione delle prestazioni di sostegno al reddito.