Grandi novità in vista con la revisione allo studio dei requisiti tecnici e dei massimali di costo dei serramenti che accedono all’ecobonus. L’ipotesi sul tavolo del governo sarebbe quella di introdurre dei limiti di spesa «parcellizzati»: non sarà, così, possibile spendere più di 350 o 450 euro al metro quadro, a seconda delle zone climatiche dove si trovano gli immobili. Anche se questa impostazione rischia di penalizzare le Pmi italiane.
A sollevare la questione sono state proprio le associazioni rappresentative della filiera dei serramenti (Anfit, Cna, Edilegno Arredo/Federlegno Arredo, Pvc Forum Italia, Confartigianato Legno Arredo, LegnoLegno e Unicmi) che, in una lettera aperta indirizzata al governo, hanno denunciato: «Il ministero dello Sviluppo economico avrebbe predisposto un testo in fase di concerto con gli altri ministeri competenti». Si tratta del provvedimento che attua la legge di Bilancio 2018 (comma 3 dell’articolo 1), nella parte in cui prevede una revisione dei requisiti tecnici e dei massimali di costo che accedono alle agevolazioni.
Questo testo, prosegue la lettera, «introdurrebbe requisiti tecnici che sarebbero penalizzanti per il settore in quanto volti a premiare esclusivamente serramenti per lo più importati dall’estero, con un’evidente distorsione del mercato a scapito di tutta la filiera di qualità delle nostre imprese fino al consumatore finale». Un’ipotesi che «ci vede particolarmente preoccupati e ci ha, pertanto, indotto» a richiedere di aprire un nuovo confronto per «valutare gli strumenti più opportuni che sappiano coniugare il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale con la valorizzazione dei prodotti di qualità tipicamente offerti dalle Pmi italiane».
L’ipotesi che c’è dietro queste parole è dirompente. Allo studio, infatti, ci sarebbe l’introduzione di una nuova famiglia di massimali al metro quadrato. Quindi, a guidare le scelte di investimento dei privati non sarebbe più soltanto il tetto di detrazione complessivo (oggi fissato a 60mila euro), ma un tetto «parcellizzato» che fissa un limite massimo oltre il quale non è possibile recuperare quanto speso. Si tratta di un modello già applicato per un’altra agevolazione, il conto termico. E che, nello specifico, dovrebbe prevedere due limiti di costo: 350 e 450 euro. Il primo per le zone climatiche A, B e C e il secondo per le altre (D, E ed F). Semplificando, vuol dire che a Torino si avrà diritto a spendere 100 euro al metro quadro in più rispetto a Palermo e, quindi, a portare in detrazione 50 euro in più.
Il problema è che questa impostazione, oltre a rivoluzionare il modo in cui si conteggiano le detrazioni, penalizza parecchio le imprese italiane. Il limite di circa 400 euro al metro quadro è troppo basso, secondo i calcoli delle associazioni. In base alle loro stime, infatti, per l’acquisto e la posa in opera di un serramento italiano è necessario, a grandi linee, investire almeno il doppio. Nelle zone A, B e C il riferimento è pari a circa 800 euro.