Il Gran Consiglio del Canton Ticino ha abrogato la legge sulle imprese artigiane (LIA), introdotta nel 2016 per regolamentare l’attività di tutte le aziende attive nel settore casa entro i confini del cantone elvetico di lingua Italiana. Un provvedimento atteso dopo che il Governo di Bellinzona, con un documento formale, aveva chiesto al Parlamento Ticinese di intraprendere i passi necessari per mettere la parola fine a una norma che, negli anni, è stata oggetto di contestazioni e di prese di posizione da ambo le parti del confine.
«In questi anni – spiegano presidente e direttore di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale, Michele Giovanardi e Amleto Impaloni - anche in sinergia con Confartigianato Lombardia, le imprese italiane di piccole e medie dimensioni hanno rispettato sempre, seppure con notevoli difficoltà, una norma che ha richiesto non solo l’iscrizione, a titolo oneroso, all’apposito albo cantonale ma anche la certificazione di una serie di requisiti particolarmente stringenti».
«A questo punto – proseguono – ci aspettiamo massima chiarezza da parte delle autorità ticinesi nel chiarire tutte le modalità per il lavoro oltre confine in modo chiaro e non eccessivamente rigido nei confronti di aziende rispettose delle norme e che, già oggi, in otto casi su dieci vengono sottoposte a rigorosi controlli».
Libero mercato, insomma, rispetto reciproco e massima disponibilità al dialogo transfrontaliero. Restano, invece, tutte le incognite relative al nuovo albo di cui si ipotizza a questo punto l’istituzione, che si spera possa maturare in condizioni differenti e con premesse diverse rispetto all’attuale. «Chiediamo infine, da parte del Cantone Ticino, chiarimenti in merito a quanto versato in questi anni da parte delle imprese per l’iscrizione all’albo Lia affinché non si configurino disparità di trattamento tra le piccole e medie imprese e le grandi industrie».