Sono 3,2 milioni i pericolosi ‘fantasmi’ che si aggirano per l’Italia: sono i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi che popolano il sommerso, quel mondo parallelo che ‘vale’ 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto, in cui non esistono regole e che produce danni ingenti alle imprese, alla sicurezza dei consumatori, alle casse dello Stato. (Leggi i numeri chiave dell’Ufficio studi di Confartigianato su sommerso e indipendenti irregolari).
Il Tg3 del Piemonte ha dedicato un servizio alla campgna con interviste agli imprenditori di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale; lo si può vedere clicccando QUI.
“Nonostante i continui allarmi e le periodiche denunce, il lavoro nero aumenta la sua presa sul lavoro regolare – denuncia Michele Giovanardi, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale – una situazione che il Covid ha amplificato e aggravato”. “Vi sono categorie più esposte di altre al lavoro abusivo: i trasporti, le attività artistiche, la comunicazione …. – precisa Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale – e si tratta di un fenomeno diffuso in tutta Italia - anche se non in modo omogeneo - tanto che il cosiddetto Settore del sommerso è il terzo settore produttivo con oltre tre milioni di addetti stimati”.
Questi dati, letti insieme a quelli riguardo ai giovani che non studiano, non lavorano, non cercano una occupazione – i cosiddetti NEET – destano forte preoccupazione: i necessari sussidi previsti per persone in difficoltà e senza lavoro vanno rivisti nelle modalità di erogazione, proprio per non generare potenziali comportamenti opportunistici, affiancati alla scelta di lavoro irregolare. “All’irregolarità del lavoro dipendente, si affianca l’irregolarità nel lavoro autonomo – spiegano ancora Impaloni e Giovanardi – che mette sottopressione il sistema delle piccole imprese già duramente provato dalla crisi sanitaria e dalla crisi economica: edilizia (in particolare il mestiere di pittore edile), servizi alla persona, trasporto persone non di linea (taxisti), impiantisti fra i settori più esposti alla concorrenza sleale di finti artigiani”.
Settori che pesano fra il 45% e il 50% del complessivo numero degli artigiani nelle nostre province, territori ad alta vocazione artigiana per la forte percentuale di imprese artigiane sul complessivo numero delle imprese di tutti i settori: “Nel Verbano Cusio Ossola il 93% delle imprese provinciali sono imprese artigiane, una percentuale alta che colloca il VCO fra le prime tre province italiane a concentrazione artigiana, mentre il Novarese occupa la 31ma posizione e il Vercellese la 13ma su 110 province” conferma il direttore Impaloni.
“Questi dati, frutto del più recente studio della nostra Confederazione, spiegano bene che le difficoltà che le imprese e i lavoratori autonomi incontrano quotidianamente, oltre a burocrazia e difficoltà di accesso la credito, si chiamano lavoro abusivo e concorrenza sleale – concludono Impaloni e Giovanardi – e che si traducono in imprese in difficoltà e a rischio chiusura: in dieci anni le nostre province hanno avuto un saldo negativo iscrizioni/cessazioni di quasi 400 imprese artigiane l’anno, per poco meno di quattromila imprese scomparse nel decennio. Vuol dire quasi diecimila posti di lavoro bruciati dal 2011: mille ogni anno, poco meno di tre posti di lavoro, lavoro vero e regolare, al giorno”.
Confartigianato ha lanciato una campagna nazionale di informazione contro l’abusivismo dal titolo ‘Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani”. Tre gli obiettivi dell’iniziativa: mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori improvvisati, valorizzare qualità, durata, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani, richiamare le Autorità ad un’azione di controllo e repressione e di contrasto all’evasione fiscale e contributiva.