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09 Aprile 2018

Lavoro abusivo: l'allarme della Confartigianato

Lavoro abusivo: l'allarme della Confartigianato
Oltre il 65% degli artigiani del Piemonte Orientale lavora in uno dei settori  fra i più esposti alla concorrenza degli abusivi. Il dato è chiaro: dal 2011 al 2015 (ultima rilevazione disponibile) il valore aggiunto creato dall’economia sommersa è aumentato dell’1,8%, con una crescita del lavoro non regolare dell’8,7% nel periodo.  “In Italia il lavoro sommerso pesa più della pubblica amministrazione - denuncia Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale - e considerando i settori produttivi maggiormente esposti alla concorrenza dell’abusivismo ben due aziende artigiane su tre soffrono la concorrenza del sommerso”.
Questa è la realtà italiana: "In media per 1 addetto regolare delle imprese artigiane, vi è 1,1 addetto irregolare in aziende che competono slealmente” spiega ancora Impaloni.

Nel 2015 il peso del valore aggiunto  da lavoro irregolare – sul totale -  è in media del 5,2%, ma in alcuni comparti più esposti alla concorrenza sleale del sommerso registra valori notevolmente più elevati. AI vertici dei settori con maggiore concorrenza del sommerso vi sono le costruzioni (10,85), i servizi alla persona (23,6%), i trasporti e magazzinaggio e  servizi di alloggio e ristorazione (8,2%).
Non solo: analizzando i dati, recentemente pubblicati dall’Ufficio studi di Confartigianato, si evidenzia come il tasso di irregolarità (cioè l’incidenza delle unità di lavoro equivalenti non regolari) sia 16,3% per il lavoro dipendente e al 14,8% per il lavoro autonomo: “Quest’ultimo è il dato più alto degli ultimi venti anni” spiega Impaloni.
Una percentuale che presenta forti differenze per area territoriale e comparto produttivo: al Sud il sommerso è quasi il doppio (19,3%) del Centro Nord (11,3%).  “Nei settori più esposti alla concorrenza sleale del sommerso troviamo poco meno 900mila imprese artigiane con 1400mila addetti su scala nazionale” spiega Impaloni.

Il Piemonte ha un tasso di irregolarità nell’occupazione dell’11%, al di sotto della media Italiana (13,5%); le imprese che soffrono maggiormente il sommerso sono 80mila; nelle province del Piemonte orientale (Novarese, Vercellese, VCO) sono poco più di 11mila: “Oltre il 65% del totale delle imprese artigiane del territorio è particolarmente esposto alla concorrenza del sommerso - analizza Impaloni -. Più della metà di queste operano nel settore delle costruzioni, ma ‘pesano’ molto anche i servizi alla persona, i trasporti, i servizi di alloggio e ristorazione e quelli di informazione e comunicazione. Lo denunciamo da tempo: il lavoro abusivo danneggia chi lavora in regola e paga le tasse; danneggia anche il cliente che, magari convinto di risparmiare, si affida a persone non qualificate, generando pericoli per se stesso e la comunità” spiega Impaloni.

“Occorre vigilare e reprimere il fenomeno dell’abusivismo, ma occorre fare anche azione di informazione ed educazione verso la clientela affinché comprenda cosa può significare affidarsi a chi artigiano non è. Le nostre sedi del Piemonte Orientale sono a disposizione, la collaborazione con le Forze dell’Ordine è costante e quotidiana: qui non parliamo ormai più di dati statistici ma è in gioco il futuro del nostro Paese. Un’azione di sorveglianza che non può essere disgiunta da interventi politici per agevolare le imprese vere e in regola che continuano a lavorare e a creare opportunità, ricchezza e posti di lavoro.” conclude impaloni.