Alla scadenza del pagamento dell’acconto Imu, l'Ufficio studi di Confartigianato Imprese ha calcolato quanto pesa e quanto è aumentata la tassazione sugli immobili. Scoprendo che il fisco non allenta la morsa sugli immobili di cittadini e imprenditori. Anzi. Tra il 2010 e il 2017 il prelievo è aumentato di 11,5 miliardi. Praticamente, in sette anni è più che raddoppiato. Un salasso che alle imprese costa quasi 9 miliardi. A tanto ammonta, secondo una rilevazione di Confartigianato, la tassazione Imu e Tasi su laboratori, capannoni, negozi, uffici e fabbricati ad uso produttivo. Una somma che corrisponde a mezzo punto di Pil.
Confartigianato torna quindi alla carica per denunciare che sugli immobili produttivi delle imprese si concentra un prelievo fiscale sempre più forte, aggravato dalle complicazioni derivanti dalla giungla di aliquote diverse. E, oltre ad essere tassati con un’aliquota simile a quella delle seconde case, a causa della parziale deducibilità dell’IMU dal reddito d’impresa e della totale indeducibilità dalla base imponibile IRAP, sugli imprenditori grava una sorta di ‘tassa sulla tassa’. Il tutto è ancora più assurdo se si considera che si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio. Ed è per questo che Confartigianato rilancia la richiesta di un intervento che escluda dall’Imu gli immobili strumentali. E avanza un’altra sollecitazione: la totale deducibilità dell’Imu dal reddito e dal valore della produzione ai fini dell’Irap.