Vai al contenuto principale
04 Settembre 2023

Dilfanian e "Il vetro d'arte": "E' un materiale magico e matto, la passione della mia vita"

Dilfanian e "Il vetro d'arte": "E' un materiale magico e matto, la passione della mia vita"

“Il vetro è magico: sembra rigido ma se lo tocchi è morbido, fa paura perché taglia ma può trasformarsi in un oggetto delicato”. Di quella magia Soheila Dilfanian si è innamorata giovanissima e la passione la porta  ancora, ogni giorno, nel suo laboratorio dove crea pezzi unici e artistici, per il restauro, il design e l’arredo. L’ultimo progetto ha riguardato una preziosa limonaia griffata “Dolce&Gabbana home” per il Fuori Salone di Milano: “E’ stato un lavoro faticoso e di grande soddisfazione che ha portato alla realizzazione di un vero gioiello” racconta l’artigiana de “Il vetro d’arte” di San Nazzaro Sesia, un’oasi nella campagna di Novara.

La scoperta del vetro artistico

La sua storia comincia in un luogo lontano, affascinante e tormentato qual è l’Iran che Soheila Dilfanian lascia a diciott’anni per trasferirsi in Italia a studiare architettura a Genova e poi  seguire un master a Milano dove comincia a lavorare in uno studio. Durante la ristrutturazione di un appartamento si trova a dover sostituire una vetrata d’epoca per cui va alla ricerca degli artigiani che possano restaurare un pezzo così prezioso e unico. E’ l’inizio degli Anni Ottanta e lei scopre una passione che sarà il suo destino: frequenta la bottega di un anziano vetraio milanese e impara i segreti di questa arte. “Il mestiere bisogna “rubarlo” ovunque sia  possibile - racconta Soheila -, ho girato molto in Italia e all’estero”.

Negli Usa (con Confartigianato) e i 1.700 pezzi per Moschino

Nel frattempo si è trasferita nel Novarese, ha aperto un suo laboratorio e grazie a una missione di Confartigianato, a cui è associata ormai da oltre quarant’anni, tiene un mese di lavoro in una catena di negozi sulla costa Est degli Usa: “Allestivamo il nostro laboratorio nei punti vendita e nel tempo libero andavo alla scoperta del lavoro degli altri – spiega Dilfanian -. All’inizio bisogna fare un po’ di tutto e imparare quanto più possibile”.

Lei ha sempre fatto così. Ha cominciato producendo lampade e piccoli oggetti, poi ha proseguito con il restauro delle vetrate delle chiese frequentando anche un impegnativo master di tre anni al Pontificio ateneo di Sant’Anselmo a Roma, si è accreditata come restauratrice nell’albo del ministero, ha avviato la creazione di installazioni artistiche e anche gioielli. Proprio per farsi conoscere, un giorno dell’inizio degli Anni Novanta, si è presentata nel negozio “Sharra Pagano” di Milano indossando una sua collana: viene notata e invitata a contattare la maison di Moschino, aperta ai giovani creatori. “Ho tappezzato di velluto rosso una valigetta di vimini che ho riempito delle mie creazioni, da piccole coccinelle a grandi margherite gialle, e ho indossato una collana gigante – racconta sorridendo  -. Non conoscevo nessuno, ho parlato con un primo incaricato, che si è stupito del mio lavoro e ne ha chiamato un altro e poi un altro ancora: in poche ore mi hanno ordinato 1.700 pezzi. Che emozione!”.

Al lavoro nella reggia e nelle chiese

Da tempo Soheila Dilfanian  lavora con le parrocchie e le Diocesi per il restauro delle vetrate delle chiese, collabora con molti artisti (tra cui i novaresi Belio Bozzola e Andrea Pescio) e crea sue opere traendo spunto dalla fantasia e dalla natura che la circonda in questa oasi verde che è la casa-laboratorio in cui abita e lavora. Un rapporto particolare si è sviluppato con la Reggia di Venaria e le sue mostre per cui l’artista e artigiana ha realizzato vari oggetti, oggi conservati nel museo del vetro, come la corona gigante e una peota usata dai Savoia, il nodo che rappresenta la loro casata e una figura di donna per l’esposizione su Bucellati. “Di solito creo una scultura importante, che richiama il tema della mostra allestita alla Reggia, e poi oggetti più piccoli che vengono messi in vendita al book shop per chi desidera un ricordo. Tutto è fatto a mano” assicura Dilfanian.

Già, come si lavora un materiale che appare così ostico da trattare? “Io disegno il progetto di ciò che desidero realizzare e poi produco il prototipo in creta, in silicone e in cera  e quindi in gesso refrattario per creare oggetti in pasta di vetro in cera persa– spiega Dilfanian -. Poi ci sono altre tecniche per le vetrate disegnate a grisaglia e cotte a gran fuoco. La cottura, a seconda delle dimensioni, può durare poche ore o giorni interi. Nonostante il passare degli anni, sono momenti di grande ansia: il vetro è matto, non si sa mai che reazioni possa avere e non sempre si comporta come vorresti. Le sue molecole sono complicate da gestire: l’apertura del forno è una sorpresa ogni volta ”.

Una sorpresa che negli anni Dilfanian ha condiviso con generosità con i giovani che desiderano imparare. Nel suo laboratorio, infatti, ha accolto per molto tempo i ragazzi dell’iniziativa “Bottega scuola” della Regione: un allievo con una borsa di studio seguiva la sua attività per sei mesi e ne apprendeva i segreti. “E’ molto bello e gratificante  lavorare con i ragazzi – commenta Soheila -, anche se impegnativo”.

La limonaia di vetro griffata "Dolce&Gabbana home"

L’ultima collaborazione importante risale ad aprile ed è “griffata” dagli stilisti Dolce e Gabbana. Per la loro partecipazione al Salone Off hanno voluto dare spazio a giovani artisti e uno di loro, Antonio Aricò, ha scelto di creare una limonaia di vetro decorata con foglie e vetrate colorate. Per realizzarla si è rivolto a Dilfanian che a sua volta ha coinvolto nella realizzazione i fabbri Solci di Ghemme per la struttura metallica. La limonaia gialla, allegra e molto mediterranea, simile alla carrozza di Cenerentola con le due iniziali degli stilisti decorate in oro, è stata pensata per  uno showroom di via Broggi a Milano, sulla terrazza.

“Ha richiesto un impegno lungo di quasi nove mesi – racconta Dilfanian -. La limonaia è stata poi montata qui, portata a Milano e ricostruita in uno studio fotografico per il book e poi di nuovo installata nella sua destinazione finale.  Il lavoro è stato faticoso ma il risultato è un gioiello che ci ha regalato grande soddisfazione. Osservarla finita è stata davvero un’emozione: è bellissima”.


Galleria Fotografica


Torna alle storie