Il tessuto viene tagliato, piegato e cucito e diventa una cravatta in nove minuti se il passaggio della piegatura è affidato alla macchina, mezzora se tutto viene fatto a mano. Poi, da questo piccolo laboratorio alle porte di Novara, le “Al ties” raggiungono gli Usa, il Canada, Taiwan, la Giordania e molti paesi d’Europa insieme con papillon, bretelle, fasce da smoking, pochette in seta e foulard ascot. Anna Latorre ha cominciato esattamente trent’anni fa e mantiene intatta tutta la sua passione che condivide con la figlia Chiara Bompan e quattro dipendenti.
Clienti vip
Dopo una lunga esperienza per Bolgheri, nel Duemila Anna Latorre ha deciso di creare un’azienda di cravatte con una socia, durata fino al 2013. Poi si è presa qualche mese di pausa e quindi è ripartita con un marchio tutto suo e un laboratorio sotto casa, in via Colombarone a Vignale. All’inizio le commesse sono arrivate da tre ditte per cui lavora come contoterzista: tre grandi marchi di sartorie storiche italiane, emblema di stile nel mondo e negozi preferiti di tanti vip. Qualcuno dei grandi papillon indossati dal giornalista Roberto Gervaso, ad esempio, è partito dal laboratorio novarese ed è stato tagliato su misura per lui che ama le misure extra large.
“Le tre aziende restano i nostri riferimenti principali – racconta Latorre - e per loro creiamo 2-3 mila cravatte al mese, una media di cento al giorno. In genere ci inviano i tessuti e noi confezioniamo mettendo il loro marchio. Ci tengono molto alla qualità: li accontentiamo facendo tutto a mano e curando ogni dettaglio come la chiusura di pala e codino cucita con il filo dello stesso colore di fondo della cravatta”. Pezzi unici di vero “Made in Italy” che vengono venduti attorno ai 180 euro.
La svolta on line
Qualche mese fa è arrivata una nuova svolta: “I miei figli Chiara e Andrea mi hanno convinto a postare le foto dei nostri prodotti sui social Facebook e Instagram. E’ cominciato così, quasi un gioco a cui credevo poco, e invece ci sono piovute richieste da tutto il mondo” racconta Anna. Sono soprattutto negozi ma anche piccole ditte e privati che ordinano on line e amano questa creazione artigianale del prodotto: “Qualcuno acquista le cravatte con il nostro marchio, altri brand invece sono nati con noi – spiega Chiara -. Noi cerchiamo i tessuti e disegniamo il marchio con il nostro grafico trasformandolo poi nell’etichetta da cucire sulla cravatta. E’ successo così con un cliente francese di Villennes sur Seine che adesso ci ha chiesto 120 pezzi”.
Ordini da tutto il mondo
Ma gli ordini arrivano anche dagli Usa (da Washington come da centri minori quali Hernando, Charlotte e Norcross), Canada, Taiwan, Giappone (è appena arrivato una commessa di 900 pezzi), Hong Kong, Norvegia, Francia, Olanda, Belgio, Germania e Giordania dove un negoziante di Amman ha dedicato un corner alle cravatte di Anna, poi girato e postato un video celebrando il “Made in Italy” e la sua creatività artigianale. Un gruppo di americani ospite della “Fashion week” di Milano, a settembre, ha affittato un’auto per arrivare fino a Vignale a visitare il laboratorio di “Al ties”.
Dopo trent’anni tra tessuti, rocchette di filo e modelli Anna è felice del suo lavoro e sta pensando di avviare una linea tutta sua da condividere con la figlia Chiara: “Amo creare le cravatte e voglio far innamorare la gente di quello che faccio. E’ la mia passione, altrimenti avrei già smesso”.